U18: solo silenzio a Parma

25 Marzo 2025

[ DOMENICA 23 MARZO 2025 ] Nel 1971 Pier Paolo Pasolini scriveva che il calcio è un linguaggio, un sistema di segni, esattamente come il linguaggio scritto-parlato normalmente usato nella nostra quotidianità.

Esattamente come nel linguaggio scritto-parlato in cui le “parole” si compongono mediante le infinite combinazioni delle unità minime della lingua, le lettere dell’alfabeto, anche nel calcio esistono unità minime attraverso le cui combinazioni il linguaggio-calcio vive e produce significati.

Anche il rugby, esattamente come il calcio, è un linguaggio, con le sue “parole”, composte da unità minime che, sempre parafrasando il grande Pasolini, altro non sono che i giocatori (“podemi” li chiamava in maniera ironica Pasolini – in assonanza con il termine “fonemi”, visto che nel calcio usano i piedi per giocare il pallone).

Gli atleti, con le infinite combinazioni di passaggi e giocate, creano sul campo da gioco un discorso fatto di sensi e significati che spettatori e osservatori possono decifrare.

È così ogni domenica. Trenta giocatori si sfidano in campo e parlano la loro lingua, esprimono significati che chi rimane fuori dal recinto di gioco prova a decifrare.
A volte il gioco, come un lungo romanzo in prosa, è fatto di  fraseggi, complessi ricami in cui i pod si scontrano per la conquista dell’ovale.
A volte invece è una giocata improvvisa del mediano o dell’ala che con un calcetto scardina la linea difensiva avversaria e costringe tutti i giocatori ad un ripensamento della propria posizione in campo. Un lampo che sovverte le regole della conquista del terreno centimetro per centimetro. Qualcosa che si avvicina più alla poesia che alla prosa fangosa della lotta nelle ruck.

Ma insomma, che sia rugby-in-prosa o rugby-in-poesia, che il finale sia una gloriosa vittoria o una epica sconfitta, i giocatori parlano e finanche urlano con i loro movimenti, con le loro idee in campo e con le loro passioni.

Quando il lunedì mi ritrovo a scrivere queste poche note sulla giornata sportiva dei nostri ragazzi, è questo discorso che provo a tradurre dalle parole-giocate alle parole-scritte. Ma questa volta, nella partita andata in scena con Parma, il Bologna Rugby Club under 18 ha fatto scena muta.

I singoli hanno lottato, certo, lo documentano le foto di placcaggi e mischie furiose che come sempre hanno animato la gara. Però sono rimasti quasi esercizi di stile, frasi senza senso in un discorso senza contenuto.

Le due mete nei primi quindici minuti di gioco (Arbizzani e Pedini i marcatori, con Morelli a trasformare), illudono i tifosi. Il Bologna Rugby Club però chiude così. Per il resto della partita il pallino del gioco e della narrazione gli ospiti lo lasciano in mano ai molto più determinati avversari del Parma.

Che storia la loro! Raggiungono, ribaltano e superano un avversario che era venuto per vincere, che ne aveva avuto anche la possibilità giocando in superiorità numerica per ben due volte. Ma al cronista bolognese invece resta poco nella penna se non il risultato finale dell’incontro che vede prevalere i padroni di casa 19-14.

L’inchiostro bisogna conservarlo per altre occasioni, sperando che i nostri ragazzi ritrovino la parola e la voglia di raccontare la loro meravigliosa storia. A partire da domenica 6 aprile quando al Bonori affronteranno i Lyons Piacenza, capolista del campionato.

E già quella, che grande storia potrebbe essere…