Dall’Agenzia Dire. Articolo, foto e video originali. Intervista di Vania Vorcelli
Foto di Michele Grazia
La parola d’ordine della Reno Rugby di Bologna è ‘rispetto’: vale per i piccoli rugbisti, per gli allenatori ma anche per i genitori, che troppo spesso un po’ in tutti gli sport tendono a trasformarsi in tifosi ‘invasati’
(28 gennaio 2023) In una delle sue più note definizioni il rugby è descritto come un “sport bestiale giocato da gentiluomini”. Del resto, nonostante la durezza della competizione sul campo, il fair-play, dentro e fuori dalle linee di meta, prima e dopo il terzo tempo, è da sempre un marchio di fabbrica, quello che distingue il rugbista da altri sportivi, uno stile di cui andare fieri. Per questo, se si frequentano i campi di allenamento o le partite del minirugby, non è raro sentire un allenatore riprendere i ragazzi con frasi del tipo “non siamo mica calciatori”, a tracciare una netta linea di demarcazione rispetto a un ambiente sportivo considerato troppo competitivo, troppo concentrato sul risultato a discapito del divertimento e dell’inclusione, troppo spesso ‘sporcato’ dai comportamenti aggressivi di genitori-tifosi. Insomma, i rugbisti, giustamente, un po’ ‘se la tirano’. Alla Reno Rugby 1967 di Bologna ci credono talmente tanto da aver messo a punto un codice etico a cui tutti devono conformare i propri comportamenti: i ragazzi, le famiglie, gli allenatori-educatori.
LA PAROLA D’ORDINE È ‘RISPETTO’
La parola d’ordine, il principio cardine che deve guidare tutti i componenti della famiglia ‘Reno’ è il rispetto. “Il rugby è un gioco pieno di principi e di valori. Poi, però, bisogna portarli sul campo. Una volta messi per iscritto, il genitore accetta di aderire a questo codice etico che non fa altro che portare fuori da campo i principi e i valori che i bambini stanno utilizzando nel gioco”, spiega Roberto “Bob” Pancaldi, allenatore-educatore del minirugby Reno, che si è ispirato al modello delle società più grandi e strutturate per la messa a punto di un codice di condotta che deve ispirare la società sportiva fino al più piccolo atleta under 6.
“NON DERIDERE MAI L’AVVERSARIO”
Agli adulti viene chiesto, innanzitutto, di essere d’esempio, ai ragazzi e alle ragazze viene chiesto “il rispetto dei compagni e degli avversari, della struttura ospitante, del materiale, dell’arbitro e delle sue decisioni”. Viene chiesto “un sacco di rispetto”, ammette Pancaldi che ai suoi ragazzi raccomanda: “Sii autodisciplinato, fai del tuo meglio, sii un vero sportivo, applaudendo tutti i bravi giocatori, compagni o avversari. Non deridere mai gli avversari in nessun modo. Lavora duramente e impara a cooperare e incoraggia gli altri membri della tua squadra. Gioca duro ma onestamente. Il rugby è un gioco diplomatico: tutti sono importanti. Aiuta i compagni con critiche costruttive. Vinci con umiltà e perdi con dignità”.
I GENITORI SUGLI SPALTI? “NON INSULTINO L’ARBITRO”
E i genitori sugli spalti? Anche in questo caso, chi abbia frequentato un po’ l‘ambiente, sa che la dotazione classica per papà e mamme di rugbisti prevede un panino con la salsiccia e una pinta di birra d’ordinanza, l’ideale per spegnere i bollenti spiriti ed entrare in un mood in cui ci si diverte e si tifa senza animosità. “Ricordate che gli atleti giocano a rugby per il loro divertimento, non per il vostro”, avverte il codice Reno. “Sii d’esempio, applaudendo le belle giocate di entrambe le squadre. Non ridicolizzare un atleta per un errore, rispetta l’arbitro e gli avversari, limita e scoraggia ogni forma di violenza, fisica o verbale. Utilizza un linguaggio corretto e rispettoso, mai volgare, non insultare l’arbitro” e, non ultimo, “non fumare in presenza degli atleti”.
“NO A MANIFESTAZIONI AGGRESSIVE”
Non mancano, ovviamente, le indicazioni per gli allenatori, che devono considerarsi veri e propri educatori. Per questo, anche per loro vale la regola del dare il buon esempio, creando armonia all’interno della squadra. “Non ammettere manifestazioni aggressive”, si raccomanda il codice. “Educa al fair play e alla disciplina, incoraggia il rispetto tra giocatori, sii il primo a non discutere con l’arbitro, sii garanzia che tutti possano partecipare alle partite, non esasperare la competizione, vincere non è l’unico obiettivo. Non tollerare il gioco scorretto o il linguaggio volgare, crea un ambiente sicuro e piacevole”. Un libro dei sogni? Un lavoro quotidiano, piuttosto. “Quando c’è tutto questo, il rugby è una cosa divertente e, soprattutto, a prova di famiglia. Tutti i bambini hanno la possibilità di provare in un ambiente sicuro e ancora sano. C’è posto per tutti”, assicura “Bob”. “Se ci fossero più ragazze si alzerebbe molto il livello, perché, devo dirlo, le ragazze hanno una marcia in più”, ammette.
Agenzia DIRE. Vania Vorcelli.