(4 ottobre 2022) Matteo Carassiti, partner di Illumia e Ceo di E-Wide, è il nuovo presidente della Società sportiva Giallo Dozza Bologna Rugby, la squadra composta da detenuti della Casa circondariale della Dozza di Bologna.
La nomina va in direzione della continuità, dato che Carassiti ha sempre avuto a cuore il progetto sociale di Giallo Dozza. Già sponsor della squadra con Illumia fin dal 2015, socio della prima ora, ha fin dall’inizio sostenuto le attività della squadra con l’organizzazione dei tornei “Illumia” e ha contribuito alla produzione del pluripremiato docufilm “La prima meta” della regista Enza Negroni, che racconta la storia della squadra.
Cosa l’ha spinta ad aderire al progetto Giallo Dozza, prima come Illumia e ora come presidente?
Una serie di coincidenze. Non ho giocato mai a rugby, ma due dei miei figli giocano nel Bologna Rugby e conosco il valore educativo di questo sport. Anni fa visitai il carcere di Padova – il Due Palazzi – perché Illumia aveva affidato alcune attività di call center a un gruppo di detenuti.
Rimasi colpito, e tornato a casa pensai di fare qualcosa a Bologna, magari con il rugby. Parlai con il presidente del Bologna Rugby Francesco Paolini che conoscevo, essendo il papà di un compagno di squadra di mio figlio. Scoprii che insieme ad un gruppo di amici e con il sostegno della direzione del Carcere e della Federazione italiana rugby, stava pensando appunto di portare lo sport della palla ovale all’interno del carcere. Come Illumia aderimmo immediatamente.
E ora, come presidente, quali sono i programmi?
Di certo dare continuità al progetto – che tra l’altro Illumia proseguirà a sostenere economicamente – ma vorrei dare corso a un’idea che ho in mente da qualche anno: quella di creare un percorso di inserimento nel mondo del lavoro per i detenuti del Giallo Dozza a fine pena. In accordo con l’Amministrazione carceraria e il Bologna Rugby vorrei che dopo la pena i detenuti rugbisti avessero la concreta possibilità di continuare con il rugby e soprattutto riprendere il cammino nella società, con un lavoro. Sto guardando esperienze simili in altri carceri. Ci sono buone prospettive, l’importante è riuscire a coinvolgere i detenuti in maniera continuativa, dar loro una prospettiva di reinserimento nella società.
Sono tra l’altro progetti che non costano nulla alla collettività ma che danno risultati clamorosi, tangibili, dato che è ormai assodato che alla fine di questi percorsi i detenuti hanno un tasso di recidiva bassissimo, riducendo quasi a zero il rischio di tornare a delinquere, e questo equivale a un minor numero di reati a beneficio della società.
Sull’efficacia del rugby in carcere, infatti, parlano i numeri. Degli oltre 200 detenuti coinvolti nel progetto Giallo Dozza dal 2013, con pene dai quattro anni all’ergastolo, il tasso di recidiva è bassissimo, pari a poche unità percentuali (tra lo 0,4 e il 5%), contro la media nazionale del 62% . Comportamento virtuoso che ha avuto la conferma in occasione della rivolta dei detenuti del marzo 2020: nessuno della sezione 1D – che comprende la squadra di rugby e gli studenti universitari – ha infatti partecipato alla rivolta, adoperandosi addirittura a fare da paciere coi rivoltosi.
La nomina è stata accolta positivamente da parte dalla Federazione italiana rugby (Fir). Antonella Gualandri, consigliere federale delegata alla responsabilità sociale, ha dichiarato “la nomina di Carassiti è segno di vitalità del progetto e della volontà di proseguire con rinnovata fiducia dopo due anni complicati. Giallo Dozza ha superato le difficoltà causate dalla pandemia ed è pronta a tornare in campo. Per la Federazione – che nel luglio scorso ha rinnovato il protocollo “Oltre le sbarre” con il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria – Giallo Dozza è un orgoglio, la punta d’eccellenza tra gli Istituti che praticano il rugby al loro interno. A Carassiti faccio i migliori auguri da parte mia e della Federazione italiana rugby”.
Matteo Carassiti sostituisce nella carica di presidente Francesco Dell’Aera, socio fondatore di Giallo Dozza e del Rugby Bologna 1928, che in questi anni di pandemia che ha imposto lunghi stop all’attività sportiva – insieme al Team manager Mauro Anteghini e agli infaticabili Marina Barbi e Orazio Perini – ha dato il meglio affinché il progetto proseguisse.
Il debutto in campionato per Giallo Dozza sarà sabato 15 ottobre, proprio con la squadra cadetta del Bologna Rugby Club, società che già prima come Rugby Bologna 1928 ha accompagnato la crescita sportiva della squadra dei detenuti.
Giallo Dozza Bologna Rugby
La Società sportiva Giallo Dozza Bologna Rugby nasce nel 2014 all’interno del carcere della Dozza di Bologna, quale risultato del progetto “Tornare in campo” – finalizzato all’insegnamento del rugby all’interno del carcere, e al recupero educativo, sociale e fisico di detenuti. Ad oggi ha coinvolto oltre 200 detenuti, di 16 nazionalità e cinque religioni diverse.
Dalla stagione 2014/2015 gioca regolarmente – caso unico in Italia – nel campionato nazionale di rugby di serie C, grazie anche al sostegno e alle deroghe concesse dalla Federazione italiana rugby (Giallo Dozza gioca per forza di cosa tutte le partite in casa).
Sono previsti allenamenti quotidiani comprendenti attività fisica atletica, tecnica di base e specifica, attività didattica necessaria all’apprendimento dello sviluppo generale del gioco del rugby e all’interpretazione chiara del regolamento, nonché la comprensione dei valori del rugby.
Il Progetto – sostenuto da Emil Banca, Macron, Illumia e Faac – è finalizzato alla progressiva interiorizzazione di valori quali l’osservanza delle regole, la lealtà, la solidarietà, il sostegno reciproco ai compagni, il rispetto dell’avversario. Uno spirito aggregativo e solidaristico per affrontare in maniera costruttiva le sfide sul campo e nella vita. I detenuti sottoscrivono un codice etico comportamentale che prevede specifici meccanismi sanzionatori in casi di violazione, fino all’esclusione dalla squadra.
La quasi totalità dei soci fondatori e negli anni di allenatori, accompagnatori, preparatori atletici, sono soci del Rugby Bologna 1928 e oggi del Bologna Rugby Club, Società che fin dall’inizio ha sostenuto il Progetto.
Il nome di “Giallo Dozza” nasce dall’intuizione di Carlo Castagnola, dirigente del Bologna Rugby ed esperto di comunicazione sociale: il cartellino giallo del rugby, che comporta uno stop temporaneo – 10 minuti – per il giocatore che commette un fallo, è una perfetta metafora della condizione dei detenuti e del valore rieducativo della pena.
Nel corso degli anni Giallo Dozza ha avuto tanti riconoscimenti da parte del Comune di Bologna, della Regione Emilia-Romagna, del Coni e dei Ministeri dello Sport e degli Interni, ed è indicato in Italia e all’estero come esempio da seguire per chi crede all’importanza di offrire una seconda opportunità a chi ha commesso uno sbaglio e ha avuto un “cartellino giallo” dalla società.