(16 agosto 2023) Giacomo “Jack” Anteghini, tallonatore del Bologna Rugby Club, il 22 marzo è partito per Tauranga, città nel nord della Nuova Zelanda: un periodo di lavoro alla Zespri Kiwifruit, ma soprattutto un’esperienza di vita e di rugby.
Giacomo, ricordo che alla tua partenza, anche se il motivo del viaggio in Nuova Zelanda è stato il lavoro, speravi di poter giocare nella patria del rugby. Ci sei riuscito?
Sì, e in un modo veramente singolare. Ero arrivato da una decina di giorni e dopo essermi sistemato con il lavoro e l’appartamento ho visto che a circa 500 metri da casa si allenava la Judea Rugby Club. Ho scritto a chi gestiva la pagina Facebook e dopo un giorno (era sabato), sono stato invitato a vedere le partite del pomeriggio. Il Judea partecipa ad un campionato locale – il Baywide Premier Men’s – nella Bay of Plenty di Tauranga. Hanno due squadre seniores (in Italia sarebbero la Prima squadra e la Cadetta), che lì vengono chiamate rispettivamente Premier e Development. Giocano in successione nello stesso giorno, nello stesso campo e contro la stessa squadra, e gli atleti possono giocare nell’una o nell’altra o… per tutte e due, nella stessa giornata.
Arrivo al campo e mi presento al contatto di Facebook, vedo il piccolo centro sportivo, faccio qualche chiacchiera, e mi accompagnano negli spogliatoi (la Development stava preparandosi alla partita). Quando stavo per uscire, il mio contatto mi chiede: “Hai le scarpe?”. La faccio breve, dopo pochi minuti mi hanno dato una paio di scarpe chiodate, la divisa, e sono entrato in campo per giocare la mia prima partita in un campionato neozelandese.
E come è andata, qual è il livello del Judea?
Bene, mi sono divertito, una bellissima esperienza. Non potevo desiderare di meglio come accoglienza. Il livello della squadra è più o meno quella del Bologna, cioè di una buona serie B italiana. Il campionato invece è molto squilibrato: ci sono squadre che in Italia potrebbero star bene in A con altre a livello di serie C.
Per quanto hai giocato?
Tutto il campionato, dato che il torneo è molto corto, solo 11 giornate. Tra l’altro è finito esattamente quando ho concluso il mio periodo lavorativo, così ho potuto disputarlo per intero.
Sempre in Development?
No. Probabilmente nel mio ruolo hanno visto che potevo essere utile anche alla prima squadra e ho giocato spesso in Premier, partendo da titolare.
Un ricordo particolare?
Tanti, ma tra tutti la… le partite contro il Ngongotahā. Prima ho giocato quella della seconda squadra e poi mi hanno chiesto di andare in panchina in Premier. Credevo di far da spettatore e invece sono entrato e ho marcato la mia prima meta in Nuova Zelanda, allo scadere. Non è servita a vincere la partita ma mi hanno fatto una gran festa. E’ stato bellissimo.
Anche in Nuova Zelanda c’è l’usanza della “matricola”?
Appena entrato negli spogliatoi, dopo la meta, il capitano mi ha detto di prendere una delle mie scarpe. L’ha riempita con una birra gelata da 33 cl e l’ho dovuta bere fino all’ultima goccia. Era salata. Le scarpe erano sudate… sarà stato per le due partite di fila.
Mi pare che i neozelandesi ti siano piaciuti.
Sono veramente molto accoglienti, non solo i rugbisti. Mi sono trovato bene e devo dire che ho vissuto il Club come se fossi stato uno di loro da sempre. Molti ragazzi avevano la mia età o più giovani, tanti imparentati tra loro. A parte il terzo tempo, nei momenti liberi spesso ero con loro, uscivamo la sera, qualche birra, molte chiacchiere. Parlavamo di tutto. Erano curiosi sul perché fossi venuto in Nuova Zelanda. Mi sono sentito parte di una grande famiglia.
E finito il campionato, cosa hai fatto?
Come ho detto è finito esattamente quando è terminato il contratto di lavoro. Non ci siamo qualificati per i play off e così, come da programma iniziale, ho noleggiato un’auto e per 3 settimane ho visitato in lungo e in largo la Nuova Zelanda. Una terra fantastica, con posti assurdi e bellissimi.
Tra meno di una settimana il Bologna inizia la preparazione al campionato, con tanti nuovi atleti di primo livello, soprattutto in mischia. Come vedi queste novità?
La mischia andava “allungata”. Nella stagione passata in prima linea siamo stati praticamente costretti a giocare in tre tutti gli 80 minuti per tutte le partite. Con i nuovi arrivi, ragazzi di grande esperienza, avremo la possibilità di giocare con più respiro. E poi, dato le loro qualità, avremo l’opportunità di imparare e crescere. Per non parlare poi nella sana competitività tra compagni di gioco. Ognuno di noi sa che dovrà guadagnarsi il posto in squadra, che dovrà migliorarsi e impegnarsi al massimo. Crescerà l’agonismo. Sono certo che con i nuovi arrivi ne gioveremo tutti, sia come singoli sia come squadra.
Qualche cosa che ti è rimasta dalla Nuova Zelanda, che potrà essere di aiuto a te e ai compagni?
Il gruppo. Dobbiamo essere una grande famiglia – ancora più di ora – con le stesse passioni e obiettivi. E per gruppo intendo sia i giocatori seniores (Cadetta e Prima squadra), sia gli amici, i familiari, i giocatori che negli anni hanno indossato la maglia delle squadre bolognesi, i dirigenti, i tecnici e il pubblico che ci segue. Un gruppo allargato che gioca, tifa e vive insieme al Bologna Rugby Club.
Obiettivi personali per la prossima stagione?
La serie A è l’obiettivo, e per riuscirci dobbiamo davvero lavorare con impegno e passione. Tutti, a partire dagli atleti. Vorrei essere tra quelli che daranno un contributo importante per raggiungere la promozione. Come atleta, voglio migliorarmi atleticamente e tecnicamente, prendendo spunto anche dall’esperienza neozelandese. Sono molto fiducioso e non vedo l’ora di scendere in campo.
(AM)