(25 luglio 2023) A soli 20 anni è stato il primo iraniano a giocare nella Top 10 italiana, categoria dove ha giocato nelle ultime sei stagioni (Medicei, Lazio, Valorugby nell’ordine), ma Mohammadali “Alì” Esteki, nato nel 1997 a Esfahan in Iran, come rugbista è nato e cresciuto a Modena, dove ha debuttato a 17 anni in serie B.
Mediano di mischia di grande carattere e velocità, un metro e 70 per 80 kg, Alì nel febbraio scorso ha esordito con la nazionale dell’Iran nell’Asia Rugby Championship contro il Qatar.
Come è stata l’esperienza con la nazionale dell’Iran?
E’ stata durissima. Ha vinto il Qatar, ma c’è da dire che tra gli avversari, di qatarini, ce n’era forse uno. Erano tutti figiani, inglesi, sudafricani, gallesi… Un altro livello rispetto a noi.
In effetti non credo che il rugby sia molto praticato in Iran.
A rugby ho iniziato a giocare a Modena, dove sono arrivato a cinque anni con la mia famiglia. In Iran ci sono due sport: lotta greco romana e calcio. Il rugby è veramente poco praticato.
A Modena, come hai iniziato?
Merito di mio fratello maggiore, che è stato il primo tesserato iraniano in Italia per il rugby. A sei anni, quando dovevo decidere quale sport praticare (conoscendo solo il calcio e la lotta), decisi per il calcio. Mio fratello mi disse: “Va bene, ma prima vieni a provare il rugby: è una via di mezzo tra il calcio e la lotta greco-romana, un misto di tutti gli sport”. Provai. Era una giornata piovosa, con tanto fango. Mi divertii un mondo e decisi che quello era il mio sport.
E non hai più smesso.
Ho iniziato con il minirugby (avevo 6 anni), per poi fare tutte le giovanili fino all’under 18, quando mi chiamarono in prima squadra. L’anno dopo ho fatto un buon campionato e mi hanno proposto i Medicei di Firenze, in Eccellenza, dove ho debuttato a 20 anni.
Per sei anni hai giocato nel massimo campionato. Cosa ti ha portato a Bologna?
Da qualche anno ho una mia attività imprenditoriale a Modena. Si chiama Mamanì (“nonnina” in persiano). Lavoriamo con i bambini a 360 gradi: baby parking, laboratori, feste di compleanno, doposcuola, corsi di formazione per bambini e genitori, animazione…
Avevo deciso di aprire una seconda sede, e Bologna, dopo aver parlato con la dirigenza della Società, è stata la soluzione migliore. Di fatto abbiamo avviato una collaborazione stretta dove bambini e rugby, a partire da scuola e doposcuola fino ai campi estivi, saranno al centro. Sul piano sportivo poi, il progetto del Bologna l’ho trovato molto motivante. C’è una grande passione e competenza, e i giovani sono alla base.
Quest’anno molto probabilmente ti troverai a giocare contro il Modena, che con il Bologna aspira alla promozione in serie A, come credi sarà il derby emiliano?
Sarà bello rivedere i miei ex compagni in campo. Con molti di loro sono rimasto in contatto. Sul fatto che il Modena probabilmente sarà una delle avversarie per la promozione, personalmente non cambia nulla, il rugby, quando sono in campo, lo vivo molto seriamente, in modo professionale. Sono 80 minuti. Allo scadere, dopo il fischio finale, tornerò a vederli come amici.
Le tue caratteristiche in campo?
Ho sempre giocato mediano di mischia e in questo ruolo credo che continuerò la mia carriera. Mi piace il gioco veloce, raggruppamenti brevi, tanta dinamicità. Sono “malefico” (che per un mediano di mischia è una qualità, ndr) e quando si presenta l’occasione mi piace il colpo a sorpresa, anche se nelle ultime stagioni con il Valorugby ho imparato a “gestire la pazzia”, a gestire nel migliore dei modi – con l’apertura – il gioco degli avanti e dei trequarti, a trovare sempre la soluzione più giusta per la squadra.
A Bologna troverai molti ex-Valorugby. Hai già giocato con qualcuno di loro?
Li conosco tutti ma ho giocato insieme solo a Balsemin, col quale ero anche vicino di spogliatoio. Oltre ad essere un ottimo giocatore, è una gran persona. Fuori dal campo e in allenamento fa gruppo, ambiente, mentre in campo è sempre freddo e lucido: è bello giocarci insieme.
Quali sono i tuoi obiettivi personali per la prossima stagione?
Sono scaramantico, perciò non mi sbilancio, ma non sono certo venuto a Bologna per fare una vacanza. L’ambizione di tutti è la serie A. E anche la mia.
Poi, in accordo con la Società, oltre al progetto imprenditoriale coi bambini, una volta la settimana lavorerò con i mediani di mischia delle giovanili, dai fondamentali alle tecniche di gioco.
Un ultimo pensiero prima chiudere?
Volevo ringraziare… anzi, fare i complimenti ai dirigenti, come Capone, Soavi, per come mi hanno trattato. Abbiamo parlato a lungo di rugby, di lavoro, di scelte imprenditoriali e… di vita. Più che da potenziale giocatore per il Bologna, mi hanno trattato come persona, a tutto tondo. Non succede quasi mai. Mi hanno dato la carica giusta per scegliere Bologna.
La carica non sembra in difetto anche senza lo stimolo del Bologna Rugby.
E… quella ce l’ho sempre. In campo e fuori, non finisce mai.
AM