Sette settimane. Sette partite. Sette campi diversi. Sette avversari. E – per scaramanzia – non completeremo la sequenza come pure ogni lettore starà già facendo.
Piuttosto, dopo aver celebrato – come è giusto – la vittoria sul Florentia, ci piacerebbe andare a recuperare quella sensazione di incompiuto che era rimasta nel pennino. In effetti a rileggere la cronaca della battaglia di Firenze di domenica scorsa, manca qualcosa.
Non si è dato il giusto peso ad alcuni gesti visti in campo e che invece meritano un po’ di riflessione.
Sin dall’arrivo al Centro Sportivo Marco Polo, tutta la spedizione del Bologna Rugby Club ha percepito chiaramente la sensazione di essere la benvenuta. E questo, certo, non è raro sui campi da rugby. Specie prima che le gare abbiano inizio.
Durante la partita, poi, nessun coro contro, nessuna parola fuori posto. Le due tifoserie “se le sono date di santa ragione” solo in misura del volume dei cori indirizzati a sostegno dei propri giocatori in campo. La partita è stata poi mica di quelle partitelle senza storia o emozioni? Tutt’altro! Le due Under 16 si sono date battaglia senza quartiere. Ad ogni meta del Bologna rispondeva il Florentia, sempre lì lì per dare la zampata decisiva a ribaltare il risultato. Che alla fine poi vede vincitore il Bologna per soli due punti.
In quanti altri campi ci è capitato di vedere i tifosi avversari applaudire la squadra ospite che esce del terreno di gioco dopo aver battuto di soli due punti i padroni di casa? A Firenze è successo. Senza sensazionalismo o eccesso di stupore, perché questa dovrebbe essere la normalità, voglio però che resti traccia del bel gesto del Florentia. Che non vediamo l’ora di poter ricambiare quando saranno nostri ospiti al Bonori.
E d’altra parte, con le ultime gocce d’inchiostro che ancora mi rimangono, proprio in punta di penna, vorrei chiosare in qualche modo la foto di Sergio Santi – uno degli allenatori del Bologna – che si carica in spalla il pilone del Florentia, vittima di crampi. Lo porta a raggiungere gli altri giocatori a centro campo per il saluto finale. Anche questa immagine non meriterebbe alcun sensazionalismo, nessuno stupore particolare, che cose così sono sicuramente la normalità.
Ma è una normalità che ci piace assai.
E’ il nostro codice etico. E’ l’immagine che vorremo dare di come interpretiamo l’impegno agonistico. Si vince uniti. Si vince rispettando i compagni. Si vince rispettando gli avversari. Poi, e solo infine, si può vincere contando i punti.
(Fabio Patricolo)