Un ricordo di Leonardo Mussini dall’amico e collega Andrea Nervuti
Dalla prima volta in tribuna stampa al Lanfranchi contro gli Ospreys (in realtà è passato così tanto tempo che non ricordo manco più l’avversario), ai gradoni del Bonori («Andrea, oggi vengo a trovarti a Bologna: ti toccherà offrire la birra!»).
Dai bicchieri in osteria, ai messaggi su Whatsapp. Di quelli che si scambiano due amici e non due semplici colleghi. «Alla Virtus servirebbe un centro più grosso!». Infatti, i bianconeri hanno poi vinto lo Scudetto (ma che ne sapevi di basket?).
Dallo sfottò per la semifinale di Champions vinta dal “tuo” Parma contro la “mia” Fortitudo, fino agli ultimi.
Mi avevi detto che la situazione era complessa, ma non mi avevi detto “così” complessa.
Scorrendo ancora una volta la nostra chat, spuntano gli articoli che ti avevo inviato giusto qualche giorno fa, mentre lo schermo del mio telefono si bagna di lacrime e la testa si svuota.
Caro Leo, non avrebbe senso continuare a scrivere fiumi di parole e poi oh, parliamoci chiaro, sai benissimo che detesto le frasi di circostanza: semplicemente, ci tenevo a ringraziarti per il tempo passato insieme.
Fa buon viaggio, amico mio!