Sul Corriere dello Sport / Stadio, Andrea Nervuti intervista Pietro Marzocchi.
Il giovanissimo talento “Made in Bo” è appena tornato in Emilia dopo l’esperienza francese ed è subito risultato tra i protagonisti dell’ottimo inizio rossoblù.
Tre quarti centro classe 2000, originario di Bologna ma con alle spalle già una lunga serie di esperienze lontano dalla sua città natale. Nonostante la giovane età, infatti, Pietro Marzocchi vanta un prestigioso passato con la casacca del Valorugby Reggio Emilia, convocazioni in Accademia Nazionale e un’avventura in terra di Francia tra le fila dello Stade Aurillacois. Da quando è arrivato in rossoblù, il “millenial” felsineo ha realizzato due mete (una a Villorba nell’unica sconfitta stagionale e l’altra nel recente blitz esterno di Mirano) e aggiunto tanta qualità al XV diretto da Matteo Ballo. Approfittando della pausa del campionato, dunque, abbiamo voluto conoscerlo meglio e lo abbiamo contattato per parlare della sua carriera e della nuova stagione in salsa bolognese.
Pietro, partiamo dal principio: come ti sei avvicinato al rugby?
«Da molto piccolo, perché quando ero “cinno”, così come diciamo dalle nostre parti, ero iperattivo e allora i miei genitori decisero di portarmi al rugby. Avevo 5 anni e cominciai a Castel San Pietro…».
Da lì un gran girovagare: raccontaci il viaggio…
«Andavo benino con il Castello e così, all’età di 14 anni, passai a Reggio Emilia per giocare nell’Under 16 del Valorugby. Successivamente arrivò anche la convocazione in Accademia Nazionale e, superato un brutto infortunio alla mandibola, fui convocato nel gruppo che partecipò agli Europei di categoria in quel di Cardiff. Nel frattempo cominciarono anche le prime esperienze con i grandi del Top 10, fino alla chiamata in Francia».
Che ambiente hai trovato oltralpe e quali differenze ti hanno maggiormente colpito?
«È stato un periodo un po’ complesso, soprattutto per colpa della pandemia che ovviamente ha scombussolato tutto. Ho comunque riscontrato un gap di preparazione a livello fisico e un rapporto diverso tra giocatori e staff tecnico rispetto a come lo viviamo in Italia».
Dopo tanto tempo finalmente approdi a Bologna: come si sta a casa?
«Sempre benissimo, non c’è dubbio: ho trovato un gruppo solido, uno spogliatoio unito e poi alcuni ragazzi che conoscevo già, come ad esempio Rizzoli e Tarantino».
Tre vittorie su quattro gare: senza dubbio un principio positivo. Dove può arrivare questo Bologna?
«Abbiamo cominciato molto bene e possiamo vantare il giusto mix tra veterani e giovani di prospettiva, con giocatori che provengono da diverse realtà e che quindi possono portare sempre un contributo importante. Non abbiamo particolari pressioni di classifica e questo ci avvantaggia. Di sicuro ce la giocheremo alla pari con tutte le avversarie, come abbiamo dimostrato di poter fare in queste prime quattro uscite stagionali».
(Andrea Nervuti)