13 Ottobre 2021
Da Il Resto del Carlino del 13 ottobre 2021. di Filippo Mazzoni.
(13 ottobre 2021) Pochi giorni alla prima storica sfida del Bologna Rugby Club.
Manca sempre meno all’inizio del campionato di serie B (e di serie C) a cui è iscritta la neonata formazione bolognese, con la squadra che al centro Bonori esordirà domenica contro il Cus Padova.
Tra i protagonisti del presente, del recente passato e di un luminoso futuro c’è il ventitreenne Giacomo Anteghini, bolognese doc, laureando nel corso internazionale di agraria eletto dai compagni di squadra primo capitano della società che ha unito Bologna 1928 e Reno.
Anteghini come va?
«Siamo pronti e carichi, vogliosi di iniziare dopo il lungo stop che ci ha fermato 2 anni fa. Ripartire non è stato facile, ma da maggio abbiamo iniziato a lavorare bene, con numeri importanti creando un bel gruppo con tanti ragazzi giovani».
«Siamo pronti e carichi, vogliosi di iniziare dopo il lungo stop che ci ha fermato 2 anni fa. Ripartire non è stato facile, ma da maggio abbiamo iniziato a lavorare bene, con numeri importanti creando un bel gruppo con tanti ragazzi giovani».
Giovani come lei, visto che ha appena 23 anni.
«Anche di più ci sono tanti 2000-2001 in organico e questo è ottimo per il presente ma anche per il nostro futuro».
«Anche di più ci sono tanti 2000-2001 in organico e questo è ottimo per il presente ma anche per il nostro futuro».
Come ha iniziato a giocare?
«Seguendo mio fratello Lorenzo, più giovane di 2 anni di me e che anche lui gioca in prima squadra. Il primo è stato lui, poi vedendolo giocare e sentendolo parlare dell’aggregazione anche post partita, ho provato e non ho mai smesso. Devo dire che con mio padre Mauro che giocava a football, la pallovale era un po’ nel nostro dna».
«Seguendo mio fratello Lorenzo, più giovane di 2 anni di me e che anche lui gioca in prima squadra. Il primo è stato lui, poi vedendolo giocare e sentendolo parlare dell’aggregazione anche post partita, ho provato e non ho mai smesso. Devo dire che con mio padre Mauro che giocava a football, la pallovale era un po’ nel nostro dna».
Domenica arriva l’esordio assoluto per il Bologna Club, fusione di Bologna 1928 e Reno.
«E’ stato un po’ strano ritrovarsi insieme a coloro che fino a pochi mesi affrontavi da avversario. L’integrazione è andata benissimo e adesso c’è un gruppo unito e forte, con tutti i ragazzi provenienti dalle due squadre e anche da chi proviene da altre realtà che si sono integrati».
«E’ stato un po’ strano ritrovarsi insieme a coloro che fino a pochi mesi affrontavi da avversario. L’integrazione è andata benissimo e adesso c’è un gruppo unito e forte, con tutti i ragazzi provenienti dalle due squadre e anche da chi proviene da altre realtà che si sono integrati».
Sarà la prima anche per lei come primo capitano.
«E’ un grande onore e un onere esserlo, specie in uno sport come il nostro. Essere capitano è motivo d’orgoglio spero di essere all’altezza».
«E’ un grande onore e un onere esserlo, specie in uno sport come il nostro. Essere capitano è motivo d’orgoglio spero di essere all’altezza».
Che obiettivi vi siete posti?
«Rispetto, impegno e nessun alibi nonostante le assenze o quant’altro potremmo trovare sulla nostra strada. Vogliamo pensare partita per partita, senza pressioni rispettando gli avversari, ma anche sapendo quelli che sono i nostri valori. Realisticamente dopo tanti mesi di sosta il campionato e le avversarie sono tutte da scoprire».
Giocatore della prima squadra, ma anche allenatore del settore giovanile, cosa vorrebbe trasmettere ai ragazzi dell’Under 15 che segue?
«Sono già 5 anni che faccio l’educatore nel settore giovanile. Tornato dall’esperienza all’Accademia a Prato oltre a giocare ho iniziato ad allenare. Ai ragazzi vorrei trasmettere la mia passione per il rugby, facendo loro capire quanto si possa crescere a livello umano e personale senza dimenticare che si tratta sempre di un gioco e quindi alla base ci deve essere il divertimento»
«Sono già 5 anni che faccio l’educatore nel settore giovanile. Tornato dall’esperienza all’Accademia a Prato oltre a giocare ho iniziato ad allenare. Ai ragazzi vorrei trasmettere la mia passione per il rugby, facendo loro capire quanto si possa crescere a livello umano e personale senza dimenticare che si tratta sempre di un gioco e quindi alla base ci deve essere il divertimento»
Filippo Mazzoni